(parte 5) IL DARIO DI UN VIAGGIATORE The American Dream

Il culto per l’estetica. Una delle sensazioni tipiche di un turista che va in America è quella di sentirsi costantemente su un set cinematografico, giri per i quartieri o per il centro e ti sembra sempre di stare in un film. Questo perché siamo talmente abituati a vedere l’America in TV che l’associazione viene automatica.

L’America è bella, esteticamente parlando. Le case tutte ben schierate, i pratini sempre ben rasati, gli steccati e i muri perfettamente verniciati senza sbavature, strade pulite, parchi pubblici splendenti. Le abitazioni sono di solito mantenute molto bene e curano lo spazio esterno in modo da farlo apparire sempre curato e ordinato a chi ci passa davanti. Un po’ come se fosse un biglietto da visita; non essendoci quasi mai le recinzioni è eticamente doveroso, anche per fama del quartiere, mantenere bello e colorato il davanti della propria villetta. Anche in giro per la città i palazzi in cemento sembrano quasi tutti nuovi, difficilmente si vedono evidenti crepe o decadenza della struttura. Ovviamente non è una regola assoluta, non dappertutto è così, ma la tendenza generale è quella di far apparire tutto il più bello possibile.
Un’altra cosa che salta subito all’occhio quando si osservano le abitazioni o gli edifici americani sono le bandiere: gli americani sono molto patriottici e sono orgogliosi di mostrarsi così devoti alla loro nazione da piazzare enormi bandiere sul portico della loro casa e appiccicare adesivi nazionalisti sulle loro auto. Le bandiere in particolare sono dappertutto, in qualsiasi via residenziale o strada nel centro città ce ne sarà almeno una appesa da qualche parte. La città con maggior prevalenza di questo fenomeno è sicuramente Washington DC, ha una densità di bandiere spaventosa, direi anche un po’ esagerata.
Addirittura scuolabus, camion dei pompieri, ambulanze e macchine della polizia sono sempre pulitissimi e lucidissimi, come appena usciti dal concessionario, senza ne un graffio ne un’ammaccatura. Forse delle volte appare tutto un po’ troppo finto, un po’ troppo mascherato. Anche se, personalmente, preferirei decisamente tornare a casa e ammirare il mio quartiere così curato e pulito invece che vedere palazzi anneriti dallo smog con l’intonaco che si stacca e le ringhiere dei balconi arrugginite. Intanto penso all’immaginario comune che vede noi italiani come tra i massimi esponenti di estetica, grazie all’insuperabile patrimonio di cultura, di arte e architettura, di design e di moda. L’Italia è “il bel paese” per lo straniero, eppure basterebbe osservare qualsiasi città italiana per apprezzare anche la nostra abilità nel costruire cose brutte, alle volte orrende, e la decadenza che si trascinano dietro: strutture di cemento che dopo pochi anni si sgretolano e di cui non viene mai fatta manutenzione finché non crollano; architetture a caso messe una affianco all’altra; marciapiedi distrutti da decenni di utilizzo. Che fine ha fatto la nostra cultura dell’estetica e la devozione e la cura per le nostre città che forse un tempo avevamo?
Una critica a tutto questo sbrilluccicoso stile americano però è doveroso farla: l’America è un po’ tutta uguale. Fai una foto ad un quartiere residenziale di Chicago, poi fai una foto ad un quartiere totalmente a caso di Seattle, metti le due foto vicine e non riesci a distinguere dove hai scattato una e dove l’altra; mentre in Italia ogni città è unica nel suo stile e nella sua originalità. Insomma pro e contro da entrambi i lati: a loro servirebbe qualche città in meno fatta con lo stampino e a noi una bel cambio culturale per farci capire che ci vorrebbe un minimo di cura in più per il nostro ambiente urbano.
di Simone Daraio / Leukos